la società dei devianti

sabato 2 novembre 2013

Giulia Ligresti ovvero chi ha è e chi non ha non è




Chi non ha non è, ripeteva Franco Basaglia, e si riferiva agli internati in manicomio. Il manicomio era per i miserabili, per i ricchi c’era (e c’è) sempre un’altra possibilità. E pure il carcere è per i miserabili, per i ricchi c’è sempre un’altra possibilità. Gli psichiatri, gli psicologi, i medici legali, sono commessi, nient’altro che commessi, tecnici specializzati al servizio del potere dominante. Idonei a confermare, con le loro diagnosi, con le loro perizie, che i miserabili devono stare in manicomio, oppure in carcere (carcere e manicomio sono intercambiabili). Se però il carcerato è un membro della classe dominante, per fare un esempio a caso, il primo che mi viene in mente, mettiamo che si chiami Giulia Maria Ligresti, ecco che il tecnico, il commesso del potere si attiva per farlo uscire. Come? Con la perizia. E con la diagnosi. La diagnosi psichiatrica è quello strumento incerto (davvero straordinariamente soggettivo) che diventa, tuttavia, parola scritta su pietra. Con una diagnosi psichiatrica un individuo può essere obbligato alla cura. Oppure essere internato in un manicomio criminale. Con una diagnosi psichiatrica una ricca signora esce di prigione.
Come?
Basta un lieve dimagrimento, cinque chili sono più che sufficienti, per formulare la diagnosi di Disturbo dell’adattamento, ovvero, come scrive un perito: “Un evento stressante più evidente in chi sia alla prima detenzione, e in particolar modo per chi sia abituato a una vita particolarmente agiata nella quale abbia avuto poche possibilità di formarsi in situazioni che possano, anche lentamente, preparare alla condizione di restrizione della libertà e promiscuità correlata alla carcerazione”. Il medico legale dixit.
E Giulia Maria Ligresti, la ricca inadatta al carcere, in virtù di questa perizia, è a casa.
Ora, per favore, l’amica di famiglia guardasigilli Cancellieri provi a spiegarlo alle migliaia di miserabili morti di fame ospiti delle patrie nostre galere, delinquenti abituali, abituati per causa della loro miserabile estrazione alla “promiscuità e alla restrizione della libertà correlata alla carcerazione”. E provi pure a spiegarlo alle centinaia di persone che per causa della loro follia migrante sono imprigionati nei Centri di Identificazione e di Espulsione, senza neppure aver mai provato a frodare lo stato (come la ricca signora Ligresti) al solo scopo di mantenersi elevato il proprio status. Provino, la paffuta ministra guardasigilli Cancellieri, il giudice che ha disposto la scarcerazione, il medico legale che ha redatto il referto, provino tutti insieme a spiegare al mondo che i ricchi sono semplicemente inadatti al regime carcerario mentre i miserabili, al contrario, lo sono.
Provino, con parole loro, a spiegare i meccanismi del darwinismo carcerario, ci provino, che io non so trovare le parole.

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