la fabbrica della cura mentale, milano, 30 novembre, ore 18.30
lunedì 25 novembre 2013
giovedì 14 novembre 2013
confessioni di uno psichiatra pentito
Il settimanale Panorama dedica una recensione al libro di Allen Frances, quello che il New York Times ha definito lo psichiatra più potente d'America (e dunque del mondo, aggiungo io). Il libro ha un titolo biblico, Primo, non curare chi è normale. Ma chi è Allen Frances, e perchè è stato lo psichiatra più potente del mondo? Allen Frances è stato il capo della task force che, nel 1994, ha prodotto il DSM-IV, il manuale diagnostico psichiatrico che per vent'anni ha indicato, agli psichiatri di tutto il mondo, come dovevano far diagnosi. Ora, però, Allen Frances si è pentito. Ha aspettato la pensione per pentirsi. Dice che la sua creatura, il DSM-IV, è stata un errore. Perchè ha aumentato a dismisura il numero di diagnosticati mentali, e di conseguenza ha aumentato a dismisura il numero di clienti della farmacia psichiatrica. Con grossa soddisfazione delle case farmaceutiche, ovviamente. Tutto ciò lo scrivo anch'io, nel mio più modesto La fabbrica della cura mentale, e perciò Panorama accosta la copertina del mio libro a quella dello psichiatra pentito Allen Frances. Troppo onore, Panorama. Però lui è stato il generale dell'esercito dei normalizzatori e io un misero soldato alla periferia dell'impero, lui è uno psichiatra pentito, mentre io non mi sono mai pentito di essere un basagliano, ed è per questo motivo che sono riluttante a lavorare in questa psichiatria neomanicomiale.
sabato 2 novembre 2013
Giulia Ligresti ovvero chi ha è e chi non ha non è
Chi non ha non è, ripeteva
Franco Basaglia, e si riferiva agli internati in manicomio. Il manicomio era
per i miserabili, per i ricchi c’era (e c’è) sempre un’altra possibilità. E
pure il carcere è per i miserabili, per i ricchi c’è sempre un’altra
possibilità. Gli psichiatri, gli psicologi, i medici legali, sono commessi, nient’altro
che commessi, tecnici specializzati al servizio del potere dominante. Idonei a
confermare, con le loro diagnosi, con le loro perizie, che i miserabili devono
stare in manicomio, oppure in carcere (carcere e manicomio sono
intercambiabili). Se però il carcerato è un membro della classe dominante, per
fare un esempio a caso, il primo che mi viene in mente, mettiamo che si chiami
Giulia Maria Ligresti, ecco che il tecnico, il commesso del potere si attiva
per farlo uscire. Come? Con la perizia. E con la diagnosi. La diagnosi
psichiatrica è quello strumento incerto (davvero straordinariamente soggettivo)
che diventa, tuttavia, parola scritta su pietra. Con una diagnosi psichiatrica
un individuo può essere obbligato alla cura. Oppure essere internato in un manicomio
criminale. Con una diagnosi psichiatrica una ricca signora esce di prigione.
Come?
Basta un lieve dimagrimento,
cinque chili sono più che sufficienti, per formulare la diagnosi di Disturbo dell’adattamento, ovvero, come
scrive un perito: “Un evento stressante più evidente in chi sia alla prima
detenzione, e in particolar modo per chi sia abituato a una vita
particolarmente agiata nella quale abbia avuto poche possibilità di formarsi in
situazioni che possano, anche lentamente, preparare alla condizione di
restrizione della libertà e promiscuità correlata alla carcerazione”. Il medico
legale dixit.
E Giulia Maria Ligresti, la
ricca inadatta al carcere, in virtù di questa perizia, è a casa.
Ora, per favore, l’amica di
famiglia guardasigilli Cancellieri provi a spiegarlo alle migliaia di
miserabili morti di fame ospiti delle patrie nostre galere, delinquenti abituali,
abituati per causa della loro miserabile estrazione alla “promiscuità e alla
restrizione della libertà correlata alla carcerazione”. E provi pure a
spiegarlo alle centinaia di persone che per causa della loro follia migrante
sono imprigionati nei Centri di Identificazione e di Espulsione, senza neppure
aver mai provato a frodare lo stato (come la ricca signora Ligresti) al solo
scopo di mantenersi elevato il proprio status. Provino, la paffuta ministra
guardasigilli Cancellieri, il giudice che ha disposto la scarcerazione, il
medico legale che ha redatto il referto, provino tutti insieme a spiegare al
mondo che i ricchi sono semplicemente inadatti al regime carcerario mentre i
miserabili, al contrario, lo sono.
Provino, con parole loro, a
spiegare i meccanismi del darwinismo carcerario, ci provino, che io non so
trovare le parole.
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